La diagnosi, insieme alla prognosi e alla terapia, è uno dei tre processi decisionali della medicina clinica.
I test diagnostici perfetti (i cosiddetti gold standard) sono quelli che distinguono con assoluta certezza gli individui malati dagli individui sani, cioè, una volta eseguito il test, determinano se siano affetti o non affetti dalla malattia sotto indagine.
Quando un determinato test diagnostico non discrimina in maniera netta i malati dai sani, cioè i risultati del test sono parzialmente sovrapposti negli individui affetti e non affetti da una specifica malattia, è necessario calcolare il grado di approssimazione della classificazione.
I risultati dei kit per i test
Se il risultato del test diagnostico di interesse è una semplice variabile binaria (affetto/non affetto), è sufficiente calcolarne la sensibilità, la specificità, il potere predittivo positivo, il potere predittivo negativo e l’accuratezza.
Se invece il risultato del test è una variabile continua, è indispensabile utilizzare l’analisi della curva ROC (acronimo dei termini inglesi Receiver Operating Characteristics), che è una tecnica statistica che misura l’accuratezza di un test diagnostico analizzandone tutto il range dei valori possibili, e permette anche di individuare il valore/soglia ottimale (il cosiddetto best cut-off), cioè il valore del test che determina la differenza tra i veri positivi, cioè gli individui realmente affetti dalla malattia, e i falsi positivi, cioè coloro che pur avendo un valore alterato del test, in realtà non ne sono affetti.
La curva ROC viene costruita considerando tutti i possibili valori del test e, per ognuno di questi, si calcola la proporzione di veri positivi e la proporzione di falsi positivi.
Si considera adeguato un test diagnostico con valori compresi tra 0.5 e 1.0: tanto più il valore si avvicina a “1”, tanto maggiore è il potere discriminante del test.
La specificità di un test sierologico è cruciale, poiché con risultati “falsamente positivi” gli individui potrebbero ritenere di aver sviluppato anticorpi ed essere probabilmente immuni, anche se in realtà non hanno mai contratto l’infezione: questi soggetti, al contrario, sarebbero inconsapevolmente suscettibili al contagio con tutte le conseguenze negative immaginabili per sé stessi e per gli altri.
Da questa breve premessa si ha l’esatta dimensione dell’importanza di avere laboratori specializzati ben attrezzati e aggiornati alle più recenti tecnologie di indagine.
Certo siamo ben lontani dall’immagine letteraria del laboratorio come stanzone polveroso pieno di alambicchi, provette e liquidi fumanti, in cui si aggirano analisti un pò picchiatelli e praticoni che dosano in maniera improbabile vari ingredienti per raggiungere un qualsiasi risultato, alla cui bontà si deve credere senza possibilità di tecniche di controllo e di confronto!
Le conoscenze e le tecnologie attuali garantiscono professionisti di eccellenza, macchinari avanzatissimi e raffinati kit diagnostici di ultima generazione, che garantiscono esiti di indagine precisi, raffinatissimi e con margini di errore limitati e prevedibili.
Tipologie di kit per i test
I Kit per test maggiormente in uso sono disponibili con le formulazioni e i materiali di supporto già pronti per svolgere le specifiche indagini di laboratorio richieste, in modo da velocizzare i tempi di risposta e il lavoro del laboratorio medesimo.
Hanno la preziosa caratteristica di essere concepiti secondo le molteplici tecniche correnti adottate in biochimica, per cui la stessa analisi può essere svolta, in alternativa o per controllo, con i metodi diversi cui fanno riferimento i vari kit disponibili.
A titolo di esempio si possono citare:
- Kit Biochimici: utilizzati nell’analisi dei fluidi corporei come sangue, urina o liquido cerebro-spinale. Servono a determinare i livelli di enzimi, metaboliti o elettroliti, al fine di identificare le specie di batteri in base alle loro attività biochimiche (metabolismo delle proteine, dei grassi e dei carboidrati).
- Kit PCR: la Reazione a Catena della Polimerasi (PCR) è una tecnica di biologia molecolare che consente di replicare ripetutamente (amplificare) in maniera estremamente selettiva frammenti di acidi nucleici dei quali si conoscono le sequenze nucleotidiche iniziali e terminali. Ricostruisce in vitro uno specifico passaggio della duplicazione cellulare: la ricostituzione (o sintesi) di un segmento di DNA “completo” a partire da un filamento a singola elica.
- Kit ELISA: è un diffuso metodo di analisi immunologica usato per rilevare la presenza di una sostanza usando uno o più anticorpi ad uno dei quali è legato un enzima (metodo immunoenzimatico). Il test ELISA trova anche ampio uso per accertare la presenza di anticorpi contro un determinato antigene rilevato nel plasma sanguigno.
- Kit CLIA: Il dosaggio immunologico chemiluminescente (CLIA) offre vantaggi significativi rispetto ai tradizionali metodi di rilevamento del dosaggio, in quanto sono in grado di rilevare reazioni di chemiluminescenza basate sul bagliore e forniscono un intervallo di analisi dinamico più ampio. Sono progettati per la determinazione quantitativa sensibile in vitro delle concentrazioni di insulina umana nel siero, nel plasma, nelle colture cellulari e in altri fluidi biologici.